Si definisce fecondazione in vitro una tecnica di riproduzione medicalmente assistita condotta in laboratorio che comporta l’unione di un ovocita e uno spermatozoo.
L’ovocita/ lo spermatozoo possono provenire dai partner della coppia (nel qual caso si parlerà di fecondazione in vitro omologa) oppure, anche singolarmente, da una donatrice/ donatore esterno (nel qual caso si parlerà invece di fecondazione in vitro eterologa).
In prima istanza, sia che si tratti di fecondazione in vitro omologa o eterologa, è necessario procedere alla fecondazione degli ovociti con gli spermatozoi per ottenere gli embrioni. Il ruolo del laboratorio di PMA nella fecondazione in vitro è, per ovvie ragioni, cruciale: è infatti all’interno di esso che avviene sempre questo delicato processo.
Dopo un periodo di coltura della durata di alcuni giorni (indicativamente da due a cinque), verrà selezionato l’embrione ritenuto di migliore qualità e si procederà al suo trasferimento nell’utero materno dove continuerà il proprio sviluppo in modo del tutto analogo a quanto avverrebbe nel corso di una gravidanza naturale.
Per quanto concerne invece gli eventuali embrioni in eccesso, essi potranno essere sottoposti a uno speciale processo, chiamato crioconservazione, così da essere utilizzabili in futuro nel caso in cui lo si ritenesse necessario.
Sommario
La fecondazione in vitro ha più possibilità di successo di una fecondazione naturale?
Rispetto a una gravidanza ottenuta in modo naturale, la fecondazione in vitro ha generalmente una probabilità di successo maggiore.
Come spiegato nella nostra pagina relativa alle percentuali di successo nei trattamenti di PMA, infatti, la specie umana ha per sua natura una bassa efficienza riproduttiva e la possibilità di ottenere una gravidanza naturale per una giovane coppia fertile che ha rapporti sessuali mirati e non protetti per un mese non va oltre il 20%.
La fecondazione in vitro incrementa queste percentuali non soltanto perché, attraverso il processo di stimolazione ovarica controllata, è in grado di ottenere un numero elevato di ovociti da utilizzare dopo opportuna selezione, ma anche perché il campione di seme utilizzato per la fecondazione viene sempre selezionato per la sua qualità e gli embrioni vengono accuratamente monitorati in laboratorio durante le delicate fasi di sviluppo iniziale.
Inoltre, come accennato in precedenza soltanto l’embrione potenzialmente più “efficiente” viene impiantato in utero, in un processo – definito transfer embrionale – programmato nel momento migliore per la donna.
Fecondazione in vitro omologa ed eterologa
In linea generale, qualunque trattamento di PMA che comporti l’impiego di spermatozoi e ovociti della coppia viene definito omologo, mentre le procedure che richiedono che uno dei due gameti, o entrambi, non appartengano a uno dei due partner, ma a un donatore o a una donatrice esterni alla coppia, sono definite eterologhe.
A loro volta, tutti i trattamenti di PMA (sia omologhi che eterologhi) si suddividono in procedure di primo o di secondo livello. Nel primo caso, la fecondazione viene condotta direttamente nell’apparato riproduttivo femminile e con un concepimento “in vivo”; nel secondo, la procedura comporta invece il prelievo degli ovociti e la loro conseguente fecondazione in laboratorio, ossia avviene “in vitro”.
Chiariti questi importanti aspetti relativi a tutti i trattamenti di procreazione medicalmente assistita, vediamo insieme quali tecniche di fecondazione in vitro esistono.
Cos’è la fecondazione in vitro omologa: FIVET e ICSI
La fecondazione in vitro omologa prevede l’impiego di gameti della coppia, ed è una tecnica di laboratorio finalizzata a fecondare gli ovociti con spermatozoi non direttamente nell’apparato genitale femminile, ma “in provetta”. Soltanto successivamente alla fecondazione ottenuta in laboratorio avverrà l’impianto dell’embrione nell’utero.
Tale tecnica può essere ottenuta con la FIVET (acronimo italiano che si rifà all’inglese “In Vitro Fertilization and Embryo Transfer”) o con la ICSI (“Intra Cytoplasmic Sperm Injection”, ossia “Iniezione Intracitoplasmatica dello Spermatozoo”) a seconda della tecnica di inseminazione stabilita come più efficace dall’embriologo.
La FIVET può essere impiegata quando i parametri dello spermiogramma si presentano normali e comporta la selezione degli spermatozoi e la loro incubazione con gli ovociti nel medesimo terreno di coltura, in modo che si verifichi la cosiddetta “fecondazione spontanea in vitro”.
Per quanto riguarda invece la ICSI, anch’essa fa riferimento alla tecnica di laboratorio che consente la fecondazione degli ovociti con l’ausilio di spermatozoi in vitro. Questa metodica rappresenta però la scelta più indicata quando i parametri dello spermiogramma risultano alterati (per esempio perché gli spermatozoi sono presenti in bassa concentrazione o mostrano morfologia e/o motilità inadeguate). Per favorire la fecondazione dell’ovocita, il singolo spermatozoo verrà quindi iniettato direttamente all’interno di esso tramite una procedura di laboratorio che comporta l’impiego di un micromanipolatore connesso a un microscopio.
La ICSI è oggi la tecnica di fecondazione in vitro più utilizzata (è infatti applicata in più dell’80% dei casi), sia per le procedure omologhe che eterologhe, ed è particolarmente adatta per risolvere problemi della fertilità di origine maschile legati alla motilità degli spermatozoi.
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Cos’è la fecondazione in vitro eterologa maschile: quando è necessario l’impiego del seme di un donatore esterno
La fecondazione di vitro eterologa è una procedura di laboratorio che comporta la fecondazione degli ovociti della partner femminile della coppia con gli spermatozoi di un donatore esterno accuratamente selezionato.
Si tratta in tutto e per tutto di una procedura identica alla ICSI della fecondazione in vitro omologa, con la differenza che l’impiego di seme crioconservato esterno alla coppia si rivela necessario perché sono presenti nel partner maschile problemi insormontabili della fertilità (come azoospermia) oppure particolari anomalie cromosomiche.
Ciò che caratterizza gli spermatozoi utilizzati nella fecondazione in vitro eterologa è la loro qualità: nei campioni scelti sono infatti sempre presenti condizioni ottimali di quantità, motilità e morfologia che incrementano in modo sensibile le probabilità di ottenere una gravidanza.
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Quando e a chi sono consigliate le tecniche di fecondazione in vitro?
Sia che si tratti di procedure omologhe oppure eterologhe, i trattamenti di fecondazione in vitro possono rivelarsi la risposta efficace in una molteplicità di circostanze:
- Per uomini che presentano una qualità o quantità di spermatozoi inadeguata a ottenere una gravidanza in modo naturale o che si sono precedentemente sottoposti a una vasectomia.
- Per donne che presentano ostruzioni o lesioni tubariche, anomalie uterine, alterazioni ovulatorie, che soffrono di endometriosi o che non sono riuscite a ottenere risultati positivi con altre tecniche di PMA.
- Per coppie a cui è stata diagnosticata infertilità di origine sconosciuta o che necessitano di analisi genetiche preimpianto in quanto portatori di malattie genetiche trasmissibili al nascituro.
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