21 Luglio 2015
Ultimo aggiornamento: 13 Luglio 2022

“Ci sono persone che realizzano il sogno di diventare genitori con un pizzico di aiuto e altre che ce la fanno da sole. Ed è tutto naturalmente normale”

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Núria e Ricard stanno per imboccare con emozione la retta finale di un cammino che non è stato facile. Dopo anni di vani tentativi decisero di ricorrere alla fecondazione assistita per materializzare il loro progetto di diventare genitori. Decisero di rivolgersi alla Clinica Eugin e dopo essersi sottomessi a una fecondazione in vitro mediante l’ICSI, sono in attesa del loro primo figlio. Abbiamo parlato con Núria per farci spiegare come ha vissuto, e come continua a vivere, questa grandiosa esperienza.

“Ci sono persone che realizzano il sogno di diventare genitori con un pizzico di aiuto e altre che ce la fanno da sole. Ed è tutto naturalmente normale”

Che cosa pensava sapendo che avreste dovuto seguire un trattamento di fecondazione assistita?

Dopo quasi quattro anni di tentativi pensavamo di avere assimilato che la nostra unica possibilità era la riproduzione assistita. Quando ce lo confermarono ci rendemmo conto che in realtà non l’avevamo assimilato come pensavamo. La sensazione di frustrazione dopo così tanti sforzi e la paura di doverci sottoporre a un processo totalmente sconosciuto per noi si unirono alla voglia di iniziare e all’entusiasmo di sapere che avevamo delle possibilità per realizzare il nostro sogno.

E come si sentiva?

Mi sentivo diversa, sfortunata e un po’ fuori luogo, poiché poche persone del nostro giro di amici e parenti aveva vissuto o si trovava in una situazione simile. Pensavo questo all’inizio, poi scoprii che esistono molte coppie nella stessa nostra situazione.

Qual è stato il momento più speciale che ha vissuto durante il processo?

Senza dubbio il risultato positivo delle analisi del sangue. C’è stato anche un altro momento che ricordo in modo molto speciale: il primo giorno di ciclo, in cui iniziai il trattamento. Avevo passato così tanti mesi sperando che non mi venisse e quel mese invece desideravo così tanto che apparisse in anticipo! Piansi molto, perché pensavo che ormai era arrivato il momento, che stavamo per iniziare un processo complicato, ma con un finale incredibile. La speranza di quel giorno non l’avevo mai provata in passato.

Come valuta l’esperienza vissuta nella clinica?

Sentimmo subito la vicinanza e la naturalità del personale fin dalla prima conversazione. Era la seconda clinica che avevamo visitato. La prima ci aveva richiesto che effettuassimo delle prove che avevamo già fatto di recente, che avrebbero comportato ulteriori spese e perdite di tempo. In Eugin avevamo ricevuto tutte le informazioni necessarie già dalla prima visita: quando, come e perché ci saremmo sottoposti a una FIVET con l’ICSI. Notai subito l’affetto che il personale dà ai suoi pazienti. Questa vicinanza, questa sensazione di sentirti come un membro in più della famiglia è senza dubbio un elemento che mi ha colpito molto.

Ha condiviso la Sua esperienza con altre persone? Ha ricevuto qualche tipo di supporto in questo cammino?

Condividere il processo con persone che non hanno vissuto questo tipo di esperienza non è per niente facile. È un mondo completamente sconosciuto e continua ad essere tabù. La paura dei risultati ti trattiene dal dare spiegazioni, per evitare domande scomode. Provi a spiegare come ti senti in ogni momento, ma poi vedi che le persone non riescono a capirti fino in fondo, soprattutto nell’ambiente di lavoro. Il mio partner è stato di fondamentale importanza per me. È stato il mio compagno in ogni momento, dalla stimolazione (mi faceva lui le iniezioni) fino al trasferimento. Abbiamo vissuto questa esperienza molto intensamente e con molta speranza. Credo che in questo processo il supporto reale lo rappresenta il tuo partner, la clinica e le persone che stanno attraversando la tua stessa esperienza.

Ha utilizzato Internet per informarsi e cercare aiuto?

Sì. Faccio parte di un forum di ragazze che sono o sono state in trattamenti di riproduzione assistita. È stato fondamentale per me, e continua a esserlo tuttora. Vedere che altre donne provano le stesse sensazioni è incredibilmente confortevole. Cercavo molte informazioni, poi decisi di smettere e chiesi tutto ciò che desideravo sapere direttamente in clinica.

Che cosa pensa riguardo alle informazioni che ha trovato in rete?

Ci sono molte informazioni sulla fecondazione assistita, che puoi quasi diventare tu stessa una vera esperta! Esistono molti documentari on-line, casi, spiegazioni, definizioni, contraddizioni… È strano che con così tanti dati in rete questo argomento continui a essere così tabù nella società. Continuo a pensare che ogni persona è un mondo a sé, e che i dubbi li può risolvere solamente il medico, non Internet, per questo il contatto diretto con la clinica è importantissimo e necessario.

È ancora molto presto, ma ha mai pensato di spiegare al bambino in che modo è stato concepito?

Non ho mai avuto dubbi in merito. Alcune persone hanno bisogno di lezioni private per imparare bene una lingua. Ce ne sono altre invece che frequentando semplicemente le lezioni parlano la lingua perfettamente. Per me è la stessa cosa: ci sono persone che realizzano il sogno di diventare genitori con un pizzico di aiuto e altre che ce la fanno da sole. Ed è tutto naturalmente normale.

Che cosa direbbe a una donna nella sua stessa situazione prima di iniziare il trattamento?

Mi congratulerei con lei! Perché starebbe per terminare un lungo periodo passato a cercare il suo sogno per iniziarne un altro, che la porterebbe direttamente verso il traguardo. Le direi anche che questo processo è molto simile a un master in pazienza, che passerebbe dei momenti duri a livello emotivo, ma la colpa ce l’avrebbero sempre gli ormoni e non lei. E certamente cercherei di trasmetterle molta speranza e positività, due ingredienti imprescindibili affinché tutto sia più facile.

 

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